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Carte da gioco trevigiane

Le carte da gioco italiane: tipologie di semi e curiosità

La nostra Italia, anche per ciò che concerne le carte da gioco, vanta un’antica e sfaccettata tradizione che affonda le sue radici anche al di fuori del Bel Paese. Non tutti, in verità, conoscono la storia di questo amatissimo passatempo, che nei periodi di vacanza e nei momenti di svago è ancora grande protagonista sui tavoli delle osterie e delle case italiane. Ne parliamo in questo articolo, sottolineando le differenze per semi a seconda di zone e regioni, senza dimenticare alcune curiosità che aiuteranno ad approfondire questo variegato e affascinante mondo.
Scopa, Briscola, Burraco, Scala Quaranta, Tressette. Di certo vi sarà capitato di intrattenervi, magari in vacanza, a uno di questi giochi con amici o parenti. Esattamente come, fermandovi in quei bar e osterie di provincia che colorano di vita la nostra bella Italia, avrete sicuramente avuto modo di osservare signori agguerriti intenti a “schiaffare” sul tavolo le carte da gioco tra un bicchiere di vino e l’altro. 

Il gioco delle carte è un passatempo ancora molto amato che non teme l’avvento della tecnologia, certamente perché ci connette a una tradizione che in un modo o nell’altro “sentiamo nostra” e che - proprio come i dialetti - porta con sé il carattere delle diverse zone e regioni d’Italia che gli hanno conferito particolarità distintive.

Prima di analizzare le principali differenze tra i semi delle carte da gioco divisi per zone italiane, è opportuno iniziare da una panoramica storica.


La storia delle carte da gioco italiane: origini egiziane


Come distinguere le carte da gioco italiane?

Il fattore numerico non aiuta: è vero che le carte italiane spesso sono 40, tuttavia non è sempre così. Ci sono alcune zone d’Italia, ad esempio, che utilizzano carte con semi di derivazione francese e la cui quantità è di 52.

Le carte italiane, infatti, si differenziano moltissimo per estetica e numero a seconda della zona di utilizzo, traendo spesso la loro origine dal popolo che ha “piantato quei semi” nel nostro paese.

Proseguendo con la lettura andremo ad analizzare più nello specifico le varie tipologie di carte da gioco divise per zona e regione italiana, ma nel frattempo può essere interessante iniziare con alcuni cenni storici cercando di capire quando siano arrivate le carte da gioco in Italia. 

Abbiamo già trattato l’argomento in questo articolo, parlando della storia delle carte da gioco in generale; in questo caso, tuttavia, il nostro focus si concentra sull’Italia.

Pare che le prime tracce delle carte, nel nostro paese, siano riscontrabili nel quattordicesimo secolo. Nonostante non si abbiano notizie certe a riguardo, ciò che è certo è che a portare le carte in Europa (Italia inclusa) furono i Mammeluchi egiziani: erano 52 carte totali divise in 4 semi, ridotte poi in Spagna e nel nostro paese al numero di 40 e sostituendo 8, 9 e 10 con fante, cavallo e re.


Le principali differenze tra i semi delle carte da gioco: zone, città e regioni


La prima divisione che riguarda i semi delle carte da gioco italiane, riguarda quattro macro-aree principali, che a loro volta si differenziano per estetica e numero in altre zone e città.
 
Assi carte trevigiane

Carte dell’Italia Settentrionale


Tra le carte da gioco dell’Italia Settentrionale troviamo le Bergamasche, le Trevisane (o Venete), le Bresciane, le Bolognesi, le Triestine e le Trentine.

Tutte queste tipologie di carte, pur possedendo ognuna delle caratteristiche specifiche, sono derivanti dai Tarocchi  e accomunate dai semi delle spade rappresentate come scimitarre, i bastoni che assomigliano a scettri (o, meglio, mazze cerimoniali) e le coppe disegnate come calici esagonali. Inoltre, spesso gli assi riportano dei motti davvero particolari che incarnano tutta la saggezza dei più antichi “detti popolari”. 

Impossibile non citare, a tal proposito, quelli inseriti negli assi delle carte Trevisane: sull’asso di coppe “per un punto Martin perse la cappa”, sull'asso di bastoni “se ti perdi tuo danno”, sull'asso di spade “non ti fidar di me se il cuor ti manca”, sull’asso di denari “non val sapere a chi ha fortuna contra”.

Esistono dei mazzi, molto rari, da 36 carte, mentre i più comuni contano la classica numerazione a 40 o 52 carte. 
Carte da gioco semi spagnoli

Carte a semi spagnoli


Le carte da gioco di derivazione spagnola includono le Piacentine e tutte le carte diffuse nel Sud Italia (ovvero le Napoletane, le Sarde e le Siciliane).

Rispetto alle carte precedenti, queste mostrano dei bastoni simili a tronchi o randelli, le spade più corte e dritte, le coppe più piccole, e il seme dei denari - in questo caso chiamato “ori” - ricorda le monete con incise, in alcuni casi, delle stelle.

Portate in Italia proprio dagli spagnoli tra il XVI e il XVII secolo, in origine contavano 48 carte (12 per ogni seme), poi ridotte a 40 per tutte le tipologie di mazzi.
Carte toscane
 

I mazzi di carte di tipo francese


Le carte da gioco di derivazione francese hanno i semi divisi in cuori, quadri, fiori e picche e si possono trovare tra le Genovesi, le Milanesi (o lombarde), le Piemontesi, le Toscane e le Fiorentine (si noti bene: le carte utilizzate a Firenze differiscono, anche se leggermente, da quelle utilizzate nel resto della regione).

Le carte francesi furono introdotte in Italia nel XVIII secolo ed erano composte da 52 carte, numero che è rimasto tendenzialmente invariato nonostante siano presenti anche varianti da 32, 36 e 40 carte. 

Com’è facile intuire dalla tipologia di semi e dalla presenza - non costante - di fante, donna e re, queste carte vengono utilizzate per giochi come il Tressette (a 32 carte), il Briscolone (a 36 carte) o la Briscola (a 40 carte).
Per ricordare l’ordine convenzionale dei semi, può essere utile ricordare questa brevissima frase di senso compiuto: come quando fuori piove. Basterà associare l’iniziale di ogni parola per pervenire alla sequenza corretta: cuori, quadri, fiori, picche.
 
Carte da gioco tedesche

Le carte da gioco tedesche


Chiamate anche carte salisburghesi, questa tipologia di mazzi è utilizzata in Alto Adige e, oltre all’assenza di assi, mostra dei semi unici e molto particolari: foglie, cuori, campanelle e ghiande a cui si aggiungono le figure unter (fante), ober (donna) e könig (re), tutti a figura intera. 

Furono importate in Italia nel XIX secolo, e ad oggi esistono nelle versioni a 32 carte (per lo Skat), a 36 carte (per il Watten) o a 40 carte (il mazzo più diffuso in Alto Adige). Per alcuni giochi, si è aggiunta anche una carta speciale chiamata weli che fungeva da jolly.


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